La poesia estemporanea

"Versi volanti che nascono e muoiono in pochi secondi"

Apollo e le Muse (part.), John Singer Sargent, 1921, Museum of Fine Arts, Boston

La tradizione della poesia cantata è un fenomeno antichissimo. Se ne parla nei poemi omerici e nelle opere di Virgilio. Ancora oggi, in forme differenti, in molte regioni europee ed extraeuropee si gareggia in versi volanti che nascono e muoiono nello spazio di pochi secondi. Si può dire che ogni popolo ha un suo modo di cantare, ma in nessun’altra parte del mondo questa forma di spettacolo ha raggiunto un così alto livello tecnico e di contenuti come in Sardegna. L’improvvisazione poetica nell’Isola rappresenta infatti una sovrastruttura della società agropastorale e uno dei suoi riflessi letterario-musicali. La poesia orale, a bolu, è interpretata dai cantadores, aedi popolari che si esibiscono nelle piazze della Sardegna in occasione delle feste patronali. La gara poetica consiste in una sfida nella quale ogni artista difende un tema che gli viene assegnato al momento dal comitato. L’abilità del poeta sta nel saper immedesimarsi nella parte e, attraverso il gioco dell’improvvisazione, trasmettere all’uditorio concetti, valori e soprattutto emozioni.

La gara poetica è una sorta di mistero antico che sopravvive in epoca contemporanea. Che cosa è in essenza? è un miracolo! I cantori, sos cantadores, come si dice in sardo, si affidano completamente all’estro del momento.

Prima di iniziare la gara non possono assolutamente garantire se verrà bene o verrà male, se sarà una gara scintillante o una gara piatta.

Tutto dipende da una Dea inafferrabile o difficilmente afferrabile che arriva quando vuole e non risponde ai comandi degli improvvisatori. In sardo si chiama Sa Muta, che in italiano potrebbe essere tradotto come vena, come forma mentale, come ispirazione, anche se nessuna di queste traduzioni dà la pregnanza del significato che la parola stessa ha in sardo. Sa muta può essere bona o mala, cioè può essere felice o può essere modesta, e questo gli improvvisatori non lo sanno.

Il mistero si nasconde qui: gli scrittori sardi che si sono occupati di gare poetiche nel 1800, soprattutto due uomini di Chiesa, il canonico Spano e Vittorio Angius parlano, addirittura, di divinità. Vittorio Angius dice nel dizionario del Casalis che i poeti improvvisatori hanno un dio (lo scrive minuscolo) che non solo è disponibile ad esaudire i loro desideri ma è addirittura ubbidiente alle loro volontà.

Il canonico Giovanni Spano

In Sardegna esistono diverse forme di espressione poetica estemporanea diffuse in differenti aree geografiche. I principali sono quattro: l’ottava, la repentina, i mutos e i mutetus. L’ottava logudorese è diffusa nella Sardegna centro-settentrionale ma ha una larga fetta di estimatori anche nella parte meridionale dell’Isola. è formata da otto versi endecasillabi, i primi sei a rima alternata e gli ultimi due a rima baciata. Nella gara poetica logudorese si utilizzano anche strofe di quattro versi (batorinas) e, nella parte finale, i sonetti (dispedida). In passato era richiestissima sa moda, componimento articolato, di solito non improvvisato.

Sa repentina è diffusa nella zona centro-occidentale della Sardegna (Trexenta, Marmilla e Campidano) e utilizza la variante del sardo campidanese. Si tratta di un lungo componimento che può contenere oltre 30 versi in settenari. Gli improvvisatori si confrontano su un argomento libero o su un tema scelto dal pubblico.

I mutos sono componimenti in versi settenari che si dividono in due parti strofiche: sa sterrina e sa cobertantza collegate tra loro attraverso la rima e da un certo numero di versi simmetrici. Questa forma poetica è diffusa nella Barbagia centrale e nel Barigadu, utilizza entrambe le macrovarianti del sardo, logudorese e campidanese. Tra le varie forme di poesia improvvisata della Sardegna è oggi quella più a rischio.

I mutetus appartengono all’area meridionale dell’Isola e impiegano la lingua sarda campidanese. Sono simili ai mutos, anch’essi sono strutturati in due parti strofiche (sterrina e cobertantza) intrecciati con un articolato e complesso gioco di rime (arretrogas). ©Domus de Janas Editore