La struttura

"Il comitato assegna i temi di cui gli improvvisatori non sanno nulla"

La struttura canonica di una gara poetica pubblica si divide in quattro parti: all’inizio, gli improvvisatori cantano senza argomento prefissato seguendo il naturale andamento del discorso così come potrebbe essere in prosa tra due amici che si incontrano e parlano del più e del meno. Questa prima parte esordìale dura mediamente una mezz’ora e gli improvvisatori hanno la massima libertà di inventarsi un argomento. Naturalmente, anche in questa parte il gioco della gara poetica prevede che se uno sostiene una tesi l’altro deve cercare argomenti contrari in modo che il contrasto, la rivalità, la sfida, siano presenti comunque, anche in forma lieve. Più spesso capita che il confronto sia aspro, duro o spiritoso.

Il sorteggio del tema, Decimoputzu, 1989. Mario Masala, Giovanni Cossu del tenore di Santa Sarbana di Silanus e Francesco Mura

C’è veramente una gamma vasta di possibilità per gli improvvisatori e nell’esordio si vede anche la freschezza e la fantasia, vengono fuori le capacità di inventare immagini per far capire agli ascoltatori la sostanza del discorso.

Un esordio potrebbe, raramente, durare di meno, ma potrebbe, molto più frequentemente, durare anche di più. Si è assistito, in passato, a gare poetiche in cui l’esordio è durato più di un’ora, qualche volta anche un’ora e mezza.

Terminata la parte esordiale, il comitato che organizza la gara poetica assegna la prima coppia di temi (se la gara avviene tra due improvvisatori) o la prima terna (se avviene fra tre). Del tema, preventivamente, gli improvvisatori non sanno nulla, normalmente si tratta di una coppia contrapposta, per esempio, uno canta la luce, l’altro canta il buio.

Oppure può essere anche una coppia di temi non contrapposta direttamente, ma comunque, neanche molto simile, se non è luce e buio, potrebbe essere, ad esempio, la forza e l’intelligenza.

Il primo tema dura normalmente un’ora. Il secondo tema di norma dura un po’ meno del primo, anche se può capitare il contrario. La seconda coppia di temi, di solito, tratta argomenti più leggeri e divertenti rispetto alla prima. Il contrasto, per esempio, potrebbe essere quello tra un fratello pigro e un fratello lavoratore, tra la suocera e la nuora, per cui gli improvvisatori, pur essendo tutti maschi, possono interpretare anche ruoli femminili.

Esaurito anche il secondo tema si passa a forme più leggere di canto: dall’ottava intera che caratterizza l’esordio, il primo e il secondo tema, si passa alla Duina: un cantadore improvvisa due versi e l’altro deve rispondere con altri due versi che rimino con i primi fino a comporre un’ottava. La Duina normalmente dura quindici o venti minuti. Successivamente si passa alle cosiddette batorinas che sono, invece, come dice la parola stessa, delle strofe di quattro versi, sempre in endecasillabi.

Terminate anche le batorinas si passa al saluto finale, al ringraziamento, all’esaltazione del santo festeggiato se si tratta di festa religiosa. Oggi questo consiste in un sonetto, più o meno a coda, e un tempo, invece, consisteva in una composizione molto più articolata e molto complessa che si chiamava moda o modellu o trintasese. Dal 1976 è stata abolita, perché troppo complicata e, forse, non troppo gradita alle folle anche se occorre dire che tra gli ascoltatori c’erano molti appassionati proprio di questa performance finale. ©Domus de Janas Editore