Frantziscu Demartis

Mores. 1884 - 1968
S’Àinu (undighina)

L’eto a tuju sa soga
e lu prendo a sa lòriga
e l’isto a colpos fortes adobbende.
Issu a s’atoga atoga
a su mòriga mòriga
cun sa lagrima in s’oju e suspirende
chena leare parrer
mi pariat de narrer:
mira chi a frade tou ses bochende.
Mi l’abbaido fissu:
issu pariat deo e deo issu.

Nasce a Mores nel 1884, inizia a cantare nelle piazze con Tucone, Sassu, Fadda, Pulina e Cicciu Piga. Vestiva, come Cubeddu e Pirastru, in costume sardo. Rimase celibe per tutta la vita occupandosi dei suoi terreni di campagna. Durante il fascismo attraversò diversi periodi bui. Ritenuto autore di alcuni versi irrispettosi nei confronti del Duce, si attirò le inimicizie dei ricchi proprietari terrieri del Logudoro. Fu anche arrestato per possesso di esplosivi, una vicenda giudiziaria dai molti lati oscuri con il fondato sospetto che quell’esplosivo venne sistemato nel suo podere per metterlo nei guai. Frantziscu Demartis però non si arrese, rivendicando ripetutamente la sua condizione di prigioniero politico del regime. Demartis è stato uno dei poeti migliori nella storia delle gare per capacità di ragionamento. La sua determinazione nell’argomentare, unita alla velocità di esecuzione nell’improvvisazione delle ottave, metteva spesso in difficoltà anche i suoi avversari più esperti. Disputò la sua ultima sua gara in piazza a Guspini nel 1964. Morì nel suo paese natale nel 1968 all’età di 84 anni. ©Domus de Janas Editore

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